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martedì 13 aprile 2010

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Terremoto Emilia, il fracking e quei 514 pozzi di re-iniezione

In Emilia Romagna ci sono 514 pozzi di re-iniezione, la cui pericolosità per il sottosuolo è già documentata da diversi studi. Esiste una relazione tra i pozzi e il terremoto? Maria Rita D’Orsogna è un fisico, ricercatrice presso la California State University di Los Angeles ed ha grandi preoccupazioni per l’Italia che è un Paese fragile, da nord a sud. Ha scritto un lungo post sul suo blog che induce alla riflessione e che incute sentimenti di angoscia e preoccupazione. L’angoscia e la paura in molti la stanno vivendo sulla propria pelle in Emilia Romagna. Questo è un fatto. Del post pubblicato dal fisico, ne riportiamo una sorta di riassunto. In questi giorni si è tanto parlato di fracking, una pratica che sfrutta la pressione di un liquido, ad alta pressione per creare una frattura in uno strato roccioso. Si tratta di fratture idrauliche che servono ad aumentare il tasso di recupero del petrolio o del gas nel sottosuolo. Si è parlato di questo e di eventuali legami con il terremoto o i terremoti di questi giorni in Emilia Romagna. Maria Rita D’Orsogna riferisce di non aver trovato traccia di questa pratica in Italia, auspica però che il governo spieghi. Se fracking c’è in Italia è ben nascosto, scrive la D’Orsogna. In Francia questa pratica è vietata, mentre in Germania se ne sta parlando. In Inghilterra ci stanno ripensando, in America ci sono lunghe moratorie. Il fracking è una tecnica che inserisce nel terreno sostanze chimiche ad alta pressione che causano micro terremoti creando fratture nelle rocce. La fuoriuscita di gas viene così immagazzinata. Secondo chi utilizza questa pratica, si inducono microscosse, attorno a 2, 3 gradi, qualche volta 4. Ma secondo il fisico quello che risulta veramente pericoloso non è il fracking, ma l’utilizzo di una serie di pozzi di re-iniezione, dove viene inserita la spazzatura del fracking, fluidi di scarto. Per ogni pozzo la quantità di rifiuti tossici è spaventosa. A volte queste sostanze radioattive e tossiche vengono riposte in vasche a cielo aperto, a volte reinserite nel terreno. I fluidi contenuti in questi pozzi sono ad alta pressione e questo è veramente pericoloso, perché cambia gli equilibri delle faglie sismiche. E’ accaduto negli Stati Uniti racconta Maria Rita D’Orsogna, in zone in cui si praticava il fracking si sono verificati sciami sismici in Ohio, Oklahoma, Texas e pure in Inghiterra a Blackpool. Terremoti in zone, dove non se ne erano mai sentiti arrivati oltre i 4 gradi Richter. Pur non essendo riusciti a stabilire la vera causa, si è arrivati alla conclusione che la colpa sia dei pozzi di re-iniezione. Lo dice il servizio geologico degli Usa. A riprova di ciò esistono molti documenti. Per questo secondo il fisico, in Italia una tale pratica non deve essere nemmeno presa in considerazione. Esistono invece nel nostro Paese pozzi di re-iniezione. Il ministero delle attività produttive riferisce che in Emilia ci sono 514 pozzi perforati, di cui 69 non produttivi. Almeno sette secondo la ricerca fatta dal fisico italiano sono di re-iniezione: Ravenna Mare, Mirandola, a Cortemaggiore ce ne sono 2, Minerbio, Tresigallo, Spilamberto. Di questi sette pozzi, tre sono molto vicini all’area colpita dal terremoto Mirandola, Minerbio, Spilamberto. Maria Rita D’Orsogna si chiede cosa abbia da dire al riguardo il governo considerato che in Usa i pozzi di re-iniezione sono stati ritenuti responsabili dei terremoti. Il professor Ortolani dell’Università di Napoli, per questo motivo ha chiesto di tenere d’occhio i pozzi di re-iniezione. In Emilia ci sono più di 500 pozzi di cui alcuni vicini all’epicentro del terremoto. Non si è praticato fracking, ma pur non essendovi la certezz,a in altre parti del mondo invece hanno causato terremoti. Casi eccezionali, ma accaduti. Alcuni scienziati russi in uno studio hanno affermato che trivellare ha portato a terremoti anche di 7 gradi Richter in Uzbekistan. I casi di sismicità indotta ci sono stati in Oman, Francia, Texas anche senza praticare il fracking. Maria Rita D’Orsogna con questo non vuole dire che sia accaduto lo stesso anche in Emilia, ma occorre essere prudenti, perché in zone dove il rischio sismico è elevato, l’estrazione di petrolio e gas potrebbe scatenare forti terremoti . In Svizzera nel 2006 la trivellazione causò una sciame sismico con 30 terremoti. Il responsabile fu messo sotto processo. La conclusione è una sola. Non si può continuare a insultare madre natura e pretendere che non ci siano conseguenze. Questo alla fine è quello che dice il fisico Maria Rita D’Orsogna. Impossibile non darle ragione.

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